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LE GRANDI OPERE CHE VOGLIAMO

manifestazione 22-2-2015A proposito di TAV e di bisogni veri dei cittadini nel 2012 scrissi  per un gruppo politico alcune riflessioni.Ipotesi che con un piccolo aggiornamento risultano tuttora valide.

Oggi a Torino ci sarà  un’importante  manifestazione NoTav, anche questa volta Legambiente sarà presente con le sue istanze. Nonostante le forti pressioni e i risultati di questi giorni, ottenuti dalle solite  lobby, ciònonostante rimane nella sua interezza e nella sua forza l’appello del buon senso a usare i soldi per opere realmente utilianzichè per sprechi come quello della TAV.

Di seguito la nota del 2012 sulle “GRANDI OPERE CHE VOGLIAMO” .

Per farci un’idea, se ad esempio ci fossero a disposizione 2 miliardi e 848 milioni di € (costo ipotizzato da fonti governative a carico dell’Italia  per il progetto low cost della TAV Torino- Lione)  con una ragionevole  dose di approssimazione  si potrebbe  supporre di realizzare praticamente  tutti gli  interventi strutturali  necessari  alla rete piemontese. Interventi che allo stato attuale sono solo  parzialmente progettati e finanziati e, con la crisi in corso, non si sa quanto realizzabili per il futuro prossimo. Inoltre giova ripetere che questi progetti sarebbero un volano economico notevole e creerebbero una grande quantità di nuovi posti di lavoro, forse più qualificati e superiori per dimensioni numeriche rispetto a quanto indotto dalla TAV. Facendo nostre le parole dei tanti appelli dei comitati dei pendolari  ribadiamo  che  “impiegare risorse in trasporto pubblico e mobilità sostenibile non è un costo, ma un investimento che riveste un carattere anticiclico nei confronti di una crisi economica dalla quale sarà possibile uscire solo se saremo in grado di immaginare un futuro diverso e migliore della realtà in cui viviamo oggi. Non è giocando in difesa, ripiegati su noi stessi, così come prefigurerebbe appunto una politica di soli tagli, che potremo vincere le sfide della mondializzazione economica.”

I dati tratti  dal Settimo Rapporto annuale sullo stato di avanzamento delle attività svolte dall’Osservatorio Regionale delle Infrastrutture di Mobilità-Regione Piemonte (Anno 2010) ci forniscono un’idea di alcuni interventi  programmati  sulla rete regionale e dei relativi costi.

Interventi Stima costi in Euro
Accesso a Malpensa e stazione Novara 106.200.000
Passante di Torino 954.000.000
Riqualificazione Porta Nuova 39.358.000
Altra stazione Porta Nuova 14396000
Fermata Dora 24.000.000
Fermata Zapata 15.750.000
Raddoppio Torino –Pinerolo con interramento a Nichelino 204.500.000
Attrezzaggio linea e stazioni Chieri-Trofarello 12.000.000
Adeguamento stazione Carmagnola 1.400.000
Raddoppio Fossano-Cuneo 92.024.100
Soppressione passaggio a livello e copertura linea Cantalupo-Bra 3.400.000
Raddoppio binari Vignale-Arona 535.000.000
Quadruplicamento Tortona-Voghera 17.000.000
Interconnessione con passante ferroviario Torino 177.000.000
Raddoppio Settimo-Volpiano 23.892.170
Elettrificazione  Casale-Vercelli 5.000.000

Il totale  di queste stime ammonta a circa 2.230.000.000 €. Per raggiungere i 2.848.000.000 € della TAV è ancora  possibile aggiungere  il potenziamento Pinerolo – Torre Pellice (indicato nei lavori  programmati, il cui  costo però attualmente non è definito) e più in generale altri raddoppi, elettrificazioni e eliminazioni di passaggi a livello. Ancora rimarrebbe un discreto margine per rispondere a uno dei problemi più urgenti: quello del materiale rotabile, che, tranne per qualche sporadico intervento (vedi i 30 nuovi treni promessi) non viene rinnovato da anni, per cui i treni si guastano sempre più frequentemente. Non è un problema di manutenzione, è che  i mezzi sono troppo vecchi e non ce la fanno più! Con 100 milioni di € si possono comprare all’incirca 10-11 treni nuovi, completi di locomotore e relative carrozze (3.5 /4.5 milioni di € costo di un locomotore + 1/1,2 milioni di € per ciascuna carrozza).

In conclusione

Occorre affrontare questi temi, con franchezza e serenità, anche ed in particolar modo, in un momento di crisi economica ormai tramutata in vera e propria recessione.

La crisi economica non può essere l’alibi dietro cui celare una qualsiasi scelta fatta in termini semplicistici. La cancellazione, ad esempio, di determinate tratte intravvedendo soltanto un risparmio di spese correnti relative alla gestione del servizio immediate (personale, manutenzione ordinaria,  costi energetici, etc.) è scelta miope e di corto respiro. Scelte simili svalutano e snaturano un patrimonio (quello della rete infrastrutturale) già ampiamente ammortizzato e il cui abbandono non può che portare nel medio periodo a nuovi e inutili costi.

L’attuale situazione di crisi economica imporrebbe scelte di governo che incoraggino gli operatori economici, che aiutino i cittadini, migliorando e rendendo più efficienti le infrastrutture ed i servizi e non deprimendo ulteriormente i territori, in particolare quelli più periferici che maggiormente subiscono il peso della crisi per minori opportunità.

Il bilancio totale dei trasporti non può pertanto essere considerato voce di riduzione di spesa per singolo esercizio, ma inserito in un quadro più a lungo termine i cui investimenti (come quelli proposti precedentemente, di valorizzazione ed efficientamento dell’esistente) vanno contrapposti all’attuale logica di taglio e portati su un piano ben più ampio che coinvolga vari fattori. Tra questi fattori quello ambientale non è che uno e più immediato a cui vanno aggiunti quello della qualità della vita, delle opportunità economiche, della salute e naturalmente della sicurezza. Vale la pena ricordare che nella statistica della pericolosità dei viaggi, in cui viene utilizzato il parametro delle “morti per miliardo di chilometri percorsi” il trasporto pubblico  ha ordini di grandezza infinitamente più bassi ad altri mezzi (0,6 su treno contro i 3,1 dell’auto).

Il trasporto ferroviario ha bisogno di cura attenta e costante e non di rapide amputazioni, solo così una rete  potrà dimostrarsi non costo ma risorsa.

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