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LE GRANDI OPERE CHE VOGLIAMO
A proposito di TAV e di bisogni veri dei cittadini nel 2012 scrissi per un gruppo politico alcune riflessioni.Ipotesi che con un piccolo aggiornamento risultano tuttora valide.
Oggi a Torino ci sarà un’importante manifestazione NoTav, anche questa volta Legambiente sarà presente con le sue istanze. Nonostante le forti pressioni e i risultati di questi giorni, ottenuti dalle solite lobby, ciònonostante rimane nella sua interezza e nella sua forza l’appello del buon senso a usare i soldi per opere realmente utilianzichè per sprechi come quello della TAV.
Di seguito la nota del 2012 sulle “GRANDI OPERE CHE VOGLIAMO” .
Per farci un’idea, se ad esempio ci fossero a disposizione 2 miliardi e 848 milioni di € (costo ipotizzato da fonti governative a carico dell’Italia per il progetto low cost della TAV Torino- Lione) con una ragionevole dose di approssimazione si potrebbe supporre di realizzare praticamente tutti gli interventi strutturali necessari alla rete piemontese. Interventi che allo stato attuale sono solo parzialmente progettati e finanziati e, con la crisi in corso, non si sa quanto realizzabili per il futuro prossimo. Inoltre giova ripetere che questi progetti sarebbero un volano economico notevole e creerebbero una grande quantità di nuovi posti di lavoro, forse più qualificati e superiori per dimensioni numeriche rispetto a quanto indotto dalla TAV. Facendo nostre le parole dei tanti appelli dei comitati dei pendolari ribadiamo che “impiegare risorse in trasporto pubblico e mobilità sostenibile non è un costo, ma un investimento che riveste un carattere anticiclico nei confronti di una crisi economica dalla quale sarà possibile uscire solo se saremo in grado di immaginare un futuro diverso e migliore della realtà in cui viviamo oggi. Non è giocando in difesa, ripiegati su noi stessi, così come prefigurerebbe appunto una politica di soli tagli, che potremo vincere le sfide della mondializzazione economica.”
I dati tratti dal Settimo Rapporto annuale sullo stato di avanzamento delle attività svolte dall’Osservatorio Regionale delle Infrastrutture di Mobilità-Regione Piemonte (Anno 2010) ci forniscono un’idea di alcuni interventi programmati sulla rete regionale e dei relativi costi.
Interventi | Stima costi in Euro |
Accesso a Malpensa e stazione Novara | 106.200.000 |
Passante di Torino | 954.000.000 |
Riqualificazione Porta Nuova | 39.358.000 |
Altra stazione Porta Nuova | 14396000 |
Fermata Dora | 24.000.000 |
Fermata Zapata | 15.750.000 |
Raddoppio Torino –Pinerolo con interramento a Nichelino | 204.500.000 |
Attrezzaggio linea e stazioni Chieri-Trofarello | 12.000.000 |
Adeguamento stazione Carmagnola | 1.400.000 |
Raddoppio Fossano-Cuneo | 92.024.100 |
Soppressione passaggio a livello e copertura linea Cantalupo-Bra | 3.400.000 |
Raddoppio binari Vignale-Arona | 535.000.000 |
Quadruplicamento Tortona-Voghera | 17.000.000 |
Interconnessione con passante ferroviario Torino | 177.000.000 |
Raddoppio Settimo-Volpiano | 23.892.170 |
Elettrificazione Casale-Vercelli | 5.000.000 |
Il totale di queste stime ammonta a circa 2.230.000.000 €. Per raggiungere i 2.848.000.000 € della TAV è ancora possibile aggiungere il potenziamento Pinerolo – Torre Pellice (indicato nei lavori programmati, il cui costo però attualmente non è definito) e più in generale altri raddoppi, elettrificazioni e eliminazioni di passaggi a livello. Ancora rimarrebbe un discreto margine per rispondere a uno dei problemi più urgenti: quello del materiale rotabile, che, tranne per qualche sporadico intervento (vedi i 30 nuovi treni promessi) non viene rinnovato da anni, per cui i treni si guastano sempre più frequentemente. Non è un problema di manutenzione, è che i mezzi sono troppo vecchi e non ce la fanno più! Con 100 milioni di € si possono comprare all’incirca 10-11 treni nuovi, completi di locomotore e relative carrozze (3.5 /4.5 milioni di € costo di un locomotore + 1/1,2 milioni di € per ciascuna carrozza).
In conclusione
Occorre affrontare questi temi, con franchezza e serenità, anche ed in particolar modo, in un momento di crisi economica ormai tramutata in vera e propria recessione.
La crisi economica non può essere l’alibi dietro cui celare una qualsiasi scelta fatta in termini semplicistici. La cancellazione, ad esempio, di determinate tratte intravvedendo soltanto un risparmio di spese correnti relative alla gestione del servizio immediate (personale, manutenzione ordinaria, costi energetici, etc.) è scelta miope e di corto respiro. Scelte simili svalutano e snaturano un patrimonio (quello della rete infrastrutturale) già ampiamente ammortizzato e il cui abbandono non può che portare nel medio periodo a nuovi e inutili costi.
L’attuale situazione di crisi economica imporrebbe scelte di governo che incoraggino gli operatori economici, che aiutino i cittadini, migliorando e rendendo più efficienti le infrastrutture ed i servizi e non deprimendo ulteriormente i territori, in particolare quelli più periferici che maggiormente subiscono il peso della crisi per minori opportunità.
Il bilancio totale dei trasporti non può pertanto essere considerato voce di riduzione di spesa per singolo esercizio, ma inserito in un quadro più a lungo termine i cui investimenti (come quelli proposti precedentemente, di valorizzazione ed efficientamento dell’esistente) vanno contrapposti all’attuale logica di taglio e portati su un piano ben più ampio che coinvolga vari fattori. Tra questi fattori quello ambientale non è che uno e più immediato a cui vanno aggiunti quello della qualità della vita, delle opportunità economiche, della salute e naturalmente della sicurezza. Vale la pena ricordare che nella statistica della pericolosità dei viaggi, in cui viene utilizzato il parametro delle “morti per miliardo di chilometri percorsi” il trasporto pubblico ha ordini di grandezza infinitamente più bassi ad altri mezzi (0,6 su treno contro i 3,1 dell’auto).
Il trasporto ferroviario ha bisogno di cura attenta e costante e non di rapide amputazioni, solo così una rete potrà dimostrarsi non costo ma risorsa.