Vanda Bonardo

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La leva dei Fondi Strutturali

Nella prepazione del congresso regionale di SEL 2013 insieme ad altri compagni ho avuto modo di concentrare l’attenzione sui Fondi Strutturali. Non è chiaro se e quanto l’argomento possa  ancora interessare l’attuale gruppo dirigente, comunque vada, ciò non ci esime dal continuare il dibattito su questi temi.Sono sempre convinta che la politica di impiego dei prossime Fondi Strutturali Europei 2014/2020 può diventare  una leva determinante nel costruire una leva una crescita sostenibile e intelligente del Piemonte.

Per capire qualcosa in più sui prossimi fondi può essere utile avere un’idea di quel che è successo nel settennio precedente. I dati sono forniti dal Comitato di Sorveglianza regionale sui fondi strutturali POR-FESR 2007/14 che ogni anno, in questo periodo si convoca per  le valutazioni del caso. Seguo i lavori del Comitato, facendone parte  in rappresentanza delle associazioni ambientaliste e per questo posso fornire alcuni  spunti di riflessione.

Dal rapporto annuale 2013 per la parte riguardante il Fesr presentato ( esistono anche altri fondi come quelli per la coesione e il piano rurale)  si evince che su 1.068.7 Meuro programmati ne sono stati spesi 641.5.L’intenzione è di arrivare al 92% del programmato entro la fine di questo anno. Un risultato piuttosto elevato rispetto al panorama nazionale. L’asse più debole è quello della riqualificazione territoriale (asse III), con un tasso di attuazione del solo 37% a fronte del 74% per l’innovazione e la transizione produttiva (asse I). Pare che le difficoltà oggettive e soggettive degli enti locali siano state un impedimento, in molti casi insormontabile,  all’uso dei fondi stessi. Del 62% è invece il dato riguardante  sostenibilità e efficienza energetica (asse II).

Gli investimenti indotti da parte dei soggetti privatiper l’asse I sono pari a 491 Meuro e superiori al target fissato nel Piano  (450 Meuro), per l’asse II sono di  68 Meuro. La capacità addizionale installata per la produzione di energia da fonti rinnovabili è di 98.5  MW rispetto ad una previsione di 50MW. L’impatto occupazionale si aggira attorno ai 2130 nuovi posti di lavoro (di cui 670 posti donne). Il target occupazionale previsto nel 2007 in effetti era esagerato. Allora si pensava a ben 6000 posti, ancora non  si conoscevano le conseguenze della crisi.

La  Commissione europea ha espresso una valutazione positiva sul percorso in particolare in riferimento alla migliorata capacità di controllo da parte della Regione, non solo sulla correttezza degli investimenti, ma anche relativamente al controllo dei risultati. Tuttavia non si è risparmiata la critica per l’asse III. Sebbene per quest’anno i progetti siano nell’insieme ben avviati, permangono ritardi non del tutto risolti ( in specifico il riferimento è ai Progetti Integrati  di Sviluppo Urbano, gestiti dai nostri enti locali).

L’impressione d’insieme è positiva, nel senso che in Piemonte, a differenza di molte altre regioni, si osserva nel mondo imprenditoriale una situazione più  sana e più vivace di quanto non si potesse immaginare. Al contempo è doveroso sottolineare  che l’abitudine ad un lavoro serio e rigoroso fortunatamente ancora presente in gran parte del funzionariato regionale piemontese ha permesso che la situazione Por-Fesr in Piemonte rimanesse di gran lunga migliore di quel che ci siamo sentiti raccontare anche di recente da  Renzi sull’uso dei fondi strutturali in Italia. Allo stesso modo, in termini di scelte di campo, sia per i vincoli imposti dalla UE, sia per la serietà del personale preposto, la disastrosa giunta Cota ha avuto un’influenza molto bassa.

Una sottolineatura  particolarmente gradevole è quella riservataci  dalla relazione dell’Autorità Ambientale che ha rilevato quasi ovunque una tendenza interessante dal punto di vista ambientale. Infatti secondo gli estensori del rapporto “il sistema produttivo piemontese è maturo e ha compreso che lo sviluppo ha senso se le risorse (finite) vengono preservate e , possibilmente, con un attento lavoro di ricerca, sostituite da risorse rinnovabili… – e ancora – Da una prima analisi emerge la coincidenza fra interessi delle imprese e sviluppo sostenibile in un’attività (quella della ricerca applicata) che, pur non denotando effetti immediati sull’impatto ambientale, ha un interesse che travalica le valutazioni del momento e lascia intravvedere la possibilità di insediare filiere produttive eco-compatibili”. Interessanti e significativi in tal senso i grafici riguardanti sostenibilità e innovazione per l’automotiv, la logistica smart, l’agroalimentare e l’aerospazio.

Il report contiene un secondo focus con particolare riferimento al progetto “Corona Verde” di Torino e dintorni.

Per quanto concerne i fondi FESR 2014-20 secondo l’Autorità di gestione la parola chiave sarà INNOVAZIONE  con una maggiore enfasi sulla creazione dei prodotti piuttosto che sulla ricerca in quanto tale.Essa dovrebbe essere declinata sul versante  dello sviluppo sostenibile secondo i due valori: green e smart, con fattori legati a ICT e nanotecnologie. In teoria gli sviluppi possono essere interessanti,  sempre che ci sia una traduzione concreta di queste istanze attraverso un indirizzo politico da parte del nuovo governo della regione. In tal senso sarà utile capire ed quindi esprimerci su  modulazioni e accenti che Chiamparino  presto vorrà fornirci.

Il piano finanziario 2014/20 su cui riflettere è il seguente :

  • 68% Innovazione  ripartito su :

o   36% ricerca e innovazione

o   5% agenda digitale (autostrade digitali)

o   27% competitività sistemi produttivi

  • 19% energie sostenibili
  • 10% tutela ambientale
  • 3%  assistenza tecnica

Le scadenze.Entro il 22 luglio deve essere presentato il piano operativo ed entro il 22 gennaio 2015 deve essere approvato dall’Europa.

 

In conclusione si tratta di politiche concrete, a differenza dei tanti proclami sul lavoro verde e sul ruolo del pubblico, ai quali ben poco consegue in termini di realizzazione pratica (spesso anche da parte nostra).Ritengo che nel fare politica ci si debba concentrare su contenuti concreti come questi,  interpretandone i risultati  a partire dalle tendenze strutturali osservabili e cercando di indirizzarli verso i nostri obiettivi di sempre.E’ un buon modo per sfuggire alla tenaglia tra quel mondo del 5 stelle che vogliono demolire tutto, e chi, seppur a sinistra, non vuole cambiare nulla.

Un compito da assumere in termini di governo dei processi e non con un’astensione ideologica in grado  solo di rimandare ai grandi cambiamenti di paradigmi, di cui, con un po’ di arroganza, si  presume  di essere capaci, ma che al solito si risolve in una valanga di parole nel niente.

Luglio 2014                                                                                                                            (Vanda Bonardo)

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