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Diario di un vissuto particolare- Lassù in Val Susa
Lassù in Val di Susa
di VANDA BONARDO
( da Nuova Ecologia, gennaio 2010)
Il lieto fine nelle storie vere è spesso accompagnato da un ‘ma’. E così anche in questo caso. Capita allora che per risolvere un conflitto se ne siano aperti altri. E che chi stava al tuo fianco ti dà del traditore
Susa, 31 ottobre 2005, ore 6.30 del mattino. Quasi buio, poca gente per strada, gente strana. Vedo solo poliziotti e gruppi con le bandiere Notav. Tutti salgono verso la montagna, ma dove? Chiedo informazioni: si va sul Monte Rocciamelone, lì ci sono i siti dei sondaggi geognostici per la Tav. Parcheggio, per fortuna sono attrezzata con scarpe da ginnastica e giacca a vento. Mi indicano il sentiero che porta ai siti da presidiare.Si sale a gruppi, c’è gente di tutte le età, mi aggrego. Non conosco quasi nessuno. Piercarlo Cotterchio, il presidente del circolo Legambiente Valle Susa è in ritardo, mi raggiungerà solo successivamente per altri sentieri, questi che percorro saranno bloccati poco dopo dalla polizia. Socializzo con un gruppo di manifestanti, saliamo con le bandiere sventolanti, io con quella doppia Legambiente-Notav. Presto però si decide che è meglio non sventolare, da lontano potrebbero vederci. Arriviamo al ponte del Seghino, contrariamente alle informazioni ricevute è tutto libero, non c’è polizia, allora si va più su, al sito di mezzo. Ad un bivio ci accoglie una staffetta e ci porta sul posto, c’è già un bel po’ di gente, qualcuno è arrivato la notte prima. Un gruppo si è piazzato sul sito del sondaggio più in alto, con loro c’è anche Piero Sobrà del circolo di Rivoli.
Bonardo e Lavagno -TAV :USCIAMO DALL’ANOMALIA ITALIANA DI UN DIBATTITO TUTTO SCHIACCIATO SULLE GRANDI OPERE !
COMUNICATO STAMPA
“Usciamo dell’anomalia italiana di un dibattito tutto schiacciato sulle grandi opere! – questo è l’appello che Fabio Lavagno, neodeputato di SEL e coordinatore regionale del Piemonte, insieme a Vanda Bonardo, responsabile ambiente e territorio del coordinamento regionale di SEL rivolgono a tutti coloro che in qualche modo sono coinvolti nel conflitto su grandi opere e infratrutture come la TAV. ”Il tema del trasporto ferroviario pendolare, ad esempio – proseguono gli esponenti di SEL – ad ora non riesce a trovare in alcun modo uno spazio dignitoso nel confronto sulle politiche della mobilità a livello nazionale e regionale. Eppure il bacino della domanda è notevolmente superiore a quello che ogni giorno si sposta sui treni a percorrenza nazionale o internazionale . “
Secondo l’Isfort oltre il 70% della mobilità è su percorsi attorno ai dieci chilometri. Proprio quelli per cui non ci sono quasi mai investimenti, sebbene indispensabili per togliere una quota rilevantissima di spostamenti che oggi avvengono in automobile.
Paradossalmente il problema del trasporto pendolare è che spesso alcuni interventi che potrebbero migliorare significativamente il servizio costano troppo poco, muovono tecnologie di gestione delle reti invece che grandi quantità di terra, presuppongono l’acquisto di treni, invece produzioni di “cemento e tondino”.
“La maggioranza degli italiani, oggi, è convinta che abbiamo più bisogno di piccole opere diffuse che di grandi opere concentrate. Per questo – ricordano Lavagno e Bonardo – proponiamo un atto di coraggio politico: una sorta di disarmo bipartisan che, in questo momento di grandi cambiamenti, sappia affrontare concretamente il nodo delle infrastrutture di cui l’Italia ha veramente bisogno. Per questo occorre avviare in tempi brevi una riflessione collettiva e strutturata che dia spazio alle esigenze prioritarie degli italiani.”
Le grandi opere, al di là del notevole impatto ambientale, presentano un’elevatissima intensità di capitale e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica come gli investimenti su piccole opere, differentemente, costituirebbero importanti volani economici, utili a creare grandi quantità di nuovi posti di lavoro, più qualificati e superiori per dimensioni numeriche rispetto a quanto indotto dalle grandi opere. “In sintesi – concludono Lavagno e Bonardo – ci sono tutti i buoni motivi per fermare l’ostinata rincorsa ad un progetto come quello della TAV Torino-Lione che in un momento molto delicato di crisi economica e politica rischia di diventare un boomerang per l’intero Paese.”
TAV Torino-Lione: le associazioni ambientaliste sulla presentazione di ieri a Roma
Comunicato Stampa
TORINO-LIONE SIAMO AL TEATRINO SUL PROGETTO DEFINITIVO
IMPOSSIBIILE SENZA LE RISULTANZE DEL CUNICOLO DI CHIOMONTE
E IN ATTESA DELLA VERIFICA DI IMPATTO AMBIENTALE
“Al solito si mette il carro davanti ai buoi e si fa il colpo di teatro della presentazione del progetto definitivo della tratta internazionale della Torino-Lione, senza nemmeno avere le risultanze geotecniche e geomorfologiche del cunicolo di Chiomonte. Più che una presentazione tecnica, quella che si è svolta ieri appare essere un’iniziativa dal sapore elettorale”, questo è il commento delle Associazioni ambientaliste (Federazione Pro Natura, Legambiente e WWF) sulla presentazione organizzata ieri, 31 gennaio 2013, nei locali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le associazioni aggiungono. “Siamo stupiti con quale leggerezza si proceda: le informazioni che emergeranno dallo scavo del cunicolo geognostico di Chiomonte serviranno per capire quali siano le difficoltà realizzative e le soluzioni ingegneristiche utili alla progettazione del tunnel di base e quindi a capire quale sia il calcolo costi benefici di un’opera il cui costo non è stato mai definito, ma che secondo la Corte dei Conti francese ammonterà a 26 miliardi di euro”.
Le associazioni ricordano che ad oggi lo scavo del cunicolo è appena nella fase iniziale e non risulta che ne sia stato integralmente predisposto il relativo progetto esecutivo. Non si comprende dunque su quali basi scientificamente e tecnicamente corrette possa essere presentato un nuovo progetto che non può essere basato su conoscenze certe delle caratteristiche tecniche del massiccio montuoso al cui interno si vuole scavare la galleria ferroviaria.
Inoltre, ieri è anche emerso che il progetto definitivo avrà parti difformi rispetto al progetto preliminare già approvato. Si ricorda quindi che dovrà essere sottoposto, almeno per le parti modificate, ad una nuova procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, oltre che alla fase di consultazione delle Amministrazioni, delle Associazioni e dei Cittadini.
Si rammenta infine che le varie fasi progettuali della nuova linea Torino-Lione sono state nel tempo sottoposte a numerose critiche e opposizioni, anche legali, con procedimenti di fronte al TAR del Lazio, competente sulle “infrastrutture strategiche”, ancora pendenti, cui fino ad oggi non sono state date risposte soddisfacenti.